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UCI World Tour 2013: finale

(lunghezza 111 km, dislivello 2.805 mt, analisi del percorso)

Finale mondiale del tour di granfondo patrocinato dall'unione ciclistica internazionale. La prova mette in palio le maglie di campione mondiale sponsorizzate dall'UCI andando a colamre un vuoto in cui si erano incuneati improponibili enti nel cercare di organizzare eventi mondiali in cui tuttavia partecipavano si e no 5 nazioni. Il mondiale amatori organizzato dall’Unione ciclistica internazionale è giunto alla terza edizione ma pare che stia diventando un appuntamento consolidato in grado di richiamare atleti da tutte le parti del globo. Di fronte al proliferare di fantomatiche gare che assegnano titoli alle più disparate categorie professionali, è sicuramente da valutare positivamente la gestione di un evento globale da parte della federazione proprio per la portata che un tale evento può determinare aiutando a portare a raccolta partecipanti a tutte le parti del mondo. La prima edizione si è tenuta nel 2011 in Belgio sulle colline della Liegi Bastogne Liegi mentre la seconda edizione si è svolta in Sud Africa, ora alla terza Italia con il Trentino a farla da padrone. La finale avviene dopo un percorso di selezioni svolte su base locale che ha come obiettivo quello di ridurre il numero dei potenziali partecipanti. L’aspetto economico di tale evento non è irrilevante; iscrizione che costa 70 € a cui si aggiungono le spese per vitto ed alloggio.  Considerati circa 1.300 atleti iscritti per la gara in linea e per la cronometro i conti sono facili. In un periodo di bassa stagione come questo l’evento ha avuto un impatto importante per le attività della zona. La finale 2013 si svolge a Trento, città che ha già ospitato nel luglio la GF Charly Gaul, prova di qualificazione per il mondiale che ha scremato la platea dei potenziali concorrenti di circa l’80%. Dopo la qualificazione di luglio alla Charly Gaul approfitto dell'opportunità per ritornare di nuovo a Trento. Arrivo il sabato nel primissimo pomeriggio, ritiro del pettorale e dello scarno pacco gara con la solita mela, pacco di pasta e immancabile dote di carta che andrebbe benissimo per ravvivare il fuoco del camino, se uno lo avesse. Dopo aver buttato nel bidone della carta i deplian non richiesti vado nel B&B. Per l'occasione salgo alla Malga Candriai, ottima anche dal punto vista della dislocazione visto che al mattino scenderò in bici e al termine della gara mi fermerò a metà discesa. Il posto è bello, la camera ampia, spaziosa e ben arredata, si sta bene e volendo si può cenare ad un modico prezzo. Nel complesso rapporto qualità prezzo ottimo. Siamo a circa 1000 metri e a settembre inizia a fare freschino ma in ogni caso mi sono portato alcune cose per coprimi adeguatamente. Il paese di Candriai non offre molto per cui dopo una breve passeggiata ritorno in camera, si appuntano i numeri e poi dopo un po' a nanna. Colazione ore 6.30 e poi dopo si scende in bici per la partenza. Mi presento ai nastri di partenza con l’obiettivo di onorare la partecipazione ben conscio comunque che non ci sono speranze di finire nella parte nobile della classifica. La partenza avviene scaglionata con i gruppi divisi per fasce d’età e distanziati di 2 minuti gli uni dagli altri; prima partono le donne per ordine di età, poi gli uomini con i più anziani e poi i più giovani. Atmosfera distesa in griglia con un buon numero di partecipanti nella mia sezione (35-39) e maglie nazionali per i rappresentanti dei paesi nordici (Svezia, Danimarca, Norvegia, Olanda, Belgio), per i neozelandesi e gli australiani e gli statunitensi. Si vedono le croci degli svizzeri, una maglia del Costa Rica, dell’Irlanda e due inglesi che sfoggiano fiammanti Specialized e la tuta tipica della loro nazionale. Completa la parata dei colori nazionali qualche francese mentre invece austriaci, italiani, tedeschi e spagnoli se ne fregano dei colori nazionali e sfoggiano le divise delle società di appartenenza. Alle mie spalle un gruppo di 3 greci mi chiede di immortalarli e uno di loro mi passa uno smarthphone galaxy di ultima generazione.  Ci sono pure dei turchi, qualche rappresentante dei Balcani e dell’est Europa. Un asiatico tappezzato dalla testa ai piedi del marchio Wilier completa la parata delle nazioni. Partenza tranquilla, andatura tattica, troppo tattica, poi all’inizio della prima salita il ritmo si fa subito molto impegnativo; salgo del mio passo sapendo che in queste gare si tende sempre a partire a mille nei primi metri della salita e poi … si tende a rallentare. Infatti dopo 5 minuti di fulmicotone davanti calano e io ritorno sotto senza forzare. La prima salita ha un tratto centrale in cui la pendenza cala e qui il gruppo rallenta di brutto perché nessuno vuole tirare fintanto che arrivano quelli del gruppo più giovane che sono partiti due minuti dopo ma che  non se le sono raccontate. Un tedescone alto almeno 1.90 ma tirato come un Cancellara che punta al mondiale professionisti, scatta non appena intravede l’incremento di pendenza con il secondo ed ultimo pezzo di salita. Si accende la miccia e ora si va veramente a tutta tanto che chi ha le gambe buone va mentre io rimango con il secondo gruppo. Discesa verso la valle che crea sempre qualche problema; la strada è larga, veloce ma ha delle semicurve e delle curve dove non si vede la fine … e qui qualcuno finisce sempre fuori strada e fa il filotto con alcuni che seguono. A luglio si sono fatti male veramente ed anche oggi qualcuno per troppa foga è finito per terra, prontamente assistito dagli addetti che erano in zona per segnalare la pericolosità; meglio non distrarsi e continuare a scendere. In valle il gruppetto si compatta e si parte cercando di collaborare per recuperare qualcuno davanti; ci sono concorrenti più anziani che vengono superati e si accodano ma del gruppo dei migliori non c’è più traccia. L’andatura è buona ma non c’è tantissima collaborazione e man mano che i chilometri aumentano da dietro rientrano persone che si erano staccate in salita; a Trento dopo 20 km di valle il gruppo è numeroso grazie ai vari arrivi da dietro e a concorrenti più anziani che si sono accodati; si procede così fino a Villa Lagarina per altri 20 abbondanti km di valle e qui finalmente inizia la seconda salita verso il lago di Cei. Pochi km prima mi sono portato avanti per cui inizio la salita nelle prime posizioni, imposto il mio ritmo incurante dei soliti sprinter dei primi 5 minuti; è una bella salita con pendenze sempre a salire, senza tratti di respiro ed in cui inizio a recuperare posizioni. Ogni gruppo ha un colore diverso di pettorale per cui è facile capire chi stai superando, quando è partito. Non mi passa nessuno e questo è un buon segno e finisco la salita con ancora un energie; la discesa è veloce ma anche tecnica perché ci sono curve a gomito dove bisogna ripartire, il fondo stradale è ottimo e riesco a tenere le ruote i un gruppetto agganciato a fine salita, siamo ad Aldeno la discesa è finita ed ora 12 km prima della salita finale; il gruppo parte bene ma poi da dietro arrivano come dei missili i primi del gruppo dei più giovani (16-30 anni), ci superano ma poi nessuno si mette più a tirare e l’andatura diventa turistica; i ragazzi si guardano tra di loro e sanno che si potranno scannare sul Bondone mentre noi non ci organizziamo. La velocità scema e raramente si superano i 35 km/h, rientra tanta gente da dietro, troppa e il mio ritmo sulla seconda salita viene vanificato. Da dietro rientrano davanti si allontanano: questa è la dura legge del ciclismo. Conto i metri che mi separano dall’inizio dell’ultima salita, poi finalmente lungo Adige e rotonda per il Bondone. Come sempre l’andatura si incrementa repentinamente, primi km sulla superstrada poi deviazione a sinistra e si inizia a seguire la costa della montagna. Andatura che è buona, cerco di non esagerare perché la salita è lunga, al mio fianco c’è un ungherese che forse non ha studiato bene l’altimetria della salita, scatta in continuazione manco il traguardo fosse ad 1 km; scatta poi finisce lo spunto e rallenta e io lo ripasso chiedendomi quanto può durare. Dura 2 km e poi scompare dietro. Intanto un greco con una fiammante Trek non mi molla e mi tallona sfruttando tutta la scia che gli posso offrire, nel frattempo continuo a superare concorrenti e a guadagnare posizioni. Siamo ai -12 all’arrivo ed anche il greco salta, ogni tanto supero qualche concorrente del mio gruppo ma più spesso supero concorrenti col dorsale rosso (40-44) e qualche verde (30-35) che dopo avermi superato sulla prima salita hanno finito la benzina. Ai -8 riprendo anche uno dei ragazzi giovani, uno sloveno, che mi aveva raggiunto nella piana del Bondone che ha finito le energie nel tratto più ripido della salita.  Poi è un continuo di colori differenti, di altri paesi. Siamo ai -6 km e le energie cominciano a scendere, le potenze calano e non riesco più a tenere il buon ritmo imposto prima. Ai -2 km è dura, mi tocca calare ancora poi ai -500 metri ultimo sforzo ed arrivo con un tempo sotto le 4h. Peccato per i tratti in pianura fatti troppo piano, in salita meglio rispetto alle ultime gare ma il ciclismo è uno sport a 360 gradi e certi tatticismi si pagano molto salati. Alla fine 138° (su circa 1.100 partecipanti) nella generale e 28° nella mia categoria; speravo meglio ma pazienza. E’ stata una bella esperienza in una corsa molto ben organizzata. Il prossimo anno il mondiale è in Slovenia a fine agosto a Lubiana; il percorso non sembra un granché e sicuramente sarà più adatto ai passisti ma in ogni caso valuteremo strada facendo.La stagione è praticamente al termine e le strade lavorative a breve saranno caratterizzate da un nuovo cambiamento; altre rotture per ri-organizzarsi e costruire quelle piccole certezze e quotidianità che rendono la vita un po’meno incasinata. Vedremo, intanto teniamo il numero di questa gara da parte e scriviamo un articolo per l’album dei ricordi. I ricordi di queste scarse 4 ore di gara costituiscono un momento piacevole a cui pensare e a cui attaccarsi quando le cose si ingarbugliano e si complicano.

111 km, 138° class. Classifiche
3h53:30, 28,8 km/h